Lia Ricciardiello: un’accorata e delicata
storia di una ragazza malata appartenente a una famiglia numerosa e poco
abbiente. Negli anni 50 la mortalità infantile era molto alta, perché le
famiglie ritenevano normale che tra 8 o 10 figli ce ne fosse uno malato, non
facendo niente per guarirlo anche perché la povertà non permetteva specialisti.
La protagonista era nata e abitava nel palazzo dei Ruggiero dove c'era anche la
mia casa e la mia infanzia
BIANCUCCIA
Le nostre grida non turbavano il lavoro del tuo telaio, dove da secoli intrecciavi fiori per il tuo corredo di sposa. Dal tuo viso, cereo come il lenzuolo su cui lavoravi, traspariva una dolcezza che a tratti diventava pazienza, rassegnazione o semplicemente attesa per un sogno che avevi dentro e che non vedevi l'ora di realizzare.
Allora, io, non mi spiegavo perché , non ti univi mai
ai nostri giochi, anche perché gli anni che ci dividevano non erano tanti. Ora
lo so. Io ti rispettavo come si rispetta una zia, una parente e non osavo
parlarti come fanno i bimbi talvolta con chi è più grande, per una sorta di
pudore o vergogna.
Tu, però, non eri tanto grande, Grande era il dolore
che celavi in un sorriso fermo sulle labbra e che raramente arrivava agli
occhi.
Quando la mattina scendevo, in estate, per unirmi a
giochi da maschiaccio, tu eri là seduta
e compunta e ci guardavi mentre io mi sentivo al sicuro e felice che tu ci
fossi.
"Biancù" urlava la tua mamma, " non ti
stancare"......
E come avrebbe potuto farlo se erano solo le mani che
lei rimuoveva intorno al telaio.
Il tuo volto a me sembrava sempre più pallido e
scavato e quante volte ho frenato carezze per renderlo rosso con pizzicotti.
Tu mi guardavi e mi dicevi di andare a giocare con
voce sommessa.
Poi, un giorno mi accorsi che la tua sedia non era al
solito posto; allora corsi per prenderla a casa tua che era a pochi metri. NON
TI VIDI SUBITO Perché ERA BUIO MA UDII PIANTI SOMMESSI E RASSEGNATI E VIDI TE
BIANCUCCIA ADAGIATA SUL LETTINO E COPERTA COL TUO BEL LENZUOLO CHE AVEVI
DIPINTO DI ROSE SCARLATTE.
Biancuccia. Silenziosa, sola e triste sempre e con
qualche misero anno più di me.
Avremmo potuto giocare solo se il tuo cuore te lo avesse permesso. Io ti
avrei protetta.
Il dolore si ciba di anni non vissuti ma ugualmente
trascorsi.
Biancuccia. IL tuo nome era Bianca come la purezza e
la pagina di un libro che non avresti mai scritto.
NON TI DIMENTICHERO' MAI.
Lia Ricciardiello