Scuola aperta solo ai disabili in Campania. E se i genitori si rifiutano, sul registro risulta l’assenza
Ritorno al passato? Il 4 agosto di 43 anni
fa veniva emanata la legge 517 che ha modificato l’assetto organizzativo della
scuola italiana, abolendo le classi speciali e inserendo nelle classi comuni
gli alunni diversamente abili
Durante il secondo regno del governatore Vincenzo De Luca,
pochi giorni dopo la ordinanza che prevede la scuola in presenza solo per gli alunni
disabili (la numero 82) possono accadere fatti dei quali
qualcuno, prima o poi, dovrà vergognarsi.
Può succedere che da una scuola primaria giunga, poche ore dopo
l’editto che inaugura la scuola “solo per i disabili”, una telefonata di un
insegnante che invita i genitori del piccolo Giovanni (nome di
fantasia) a portare a scuola il bambino.
Alle ragionevoli
obiezioni della mamma che ricorda allo zelante docente quanto segue:
– Giovanni ha un fratellino che frequenta la stessa scuola e
dovrebbe rimanere a casa
– Giovanni non avrebbe nessuna voglia di stare in un’ aula da
solo senza i suoi compagni
– Giovanni può essere considerato, viste le sue condizioni di
salute, un bambino fragile
la scuola fa seguire oggi una telefonata nella quale viene
comunicato alla famiglia di avere registrato l’assenza alle lezioni del loro piccolo.
Riepiloghiamo per i non addetti ai lavori: in Campania le
scuole di primo grado sono al momento chiuse ma per qualche imperscrutabile
motivo solo gli alunni disabili, in una riproposizione pandemica delle classi differenziali,
dovrebbero frequentare la scuola.
Il fatto che nel resto d’Italia le scuole siano aperte per tutti
non ha nessuna rilevanza nella repubblica indipendente di Campania. A sud del
Garigliano la densità abitativa, la circolazione sfrenata del virus e le
precarie condizioni del sistema sanitario hanno suggerito di chiudere tutte le scuole nonostante
le rassicurazioni che vengono da Roma.
Se tutto questo è vero allora perché meravigliarsi se ai genitori
di Giovanni, bimbo socievole e sorridente, viene contestata un’assenza
ingiustificata da un’idea di scuola che non è allineata alle leggi dello Stato
repubblicano?
Le obiezioni a questo modello educativo possono essere tante ma
immagino siano poco rilevanti per gli ispiratori
dell’ordinanza in oggetto. La domanda, semplice e diretta, che mi rivolgeva il
padre del bambino era anche: se è pericoloso per il suo fratellino andare a
scuola perché non dovrebbe essere così anche per Giovanni?
Mentre cerco una risposta che non trovo mi auguro che l’assessore
regionale all’Istruzione corra a spiegare all’onorevole De Luca che i disabili
sono persone. Semplicemente persone da trattare con delicatezza.
Il registro delle assenze forse dovremmo riempirlo annotando tutto
quello che chi doveva fare non ha fatto in questi sette mesi in tema di
sicurezza delle scuole, miglioramento dei trasporti, tracciamento dei contagi
ecc.
Per favore lasciate in pace Giovanni e la sua famiglia. E chiedete il conto ad
altri.
Toni
Nocchetti, presidente “Tutti a scuola” onlus