Franca Viola, una storia di coraggio e di emancipazione: fu la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore



Divenne simbolo della crescita civile di Alcamo, il suo piccolo paese intriso di usanze medievali, e dell’Italia nel secondo dopoguerra, la stessa crescita civile, sociale e politica, che auspica per i nostri territori l’autore dell’articolo Gennaro GB Ricciardiello. Paragone azzardato? Il preambolo in maiuscolo nasconde un messaggio sublimale ben preciso…  





C’ERA UNA VOLTA UN PICCOLO PAESE DEL SUD IN CUI LE COSE ERANO SEMPRE ANDATE ALLO STESSO MODO E TUTTO SEMBRAVA SCANDITO DA UN DESTINO INELUTTABILE. LE CHIAMAVANO “TRADIZIONI” MA IN EFFETTI, ANCHE SE NESSUNO SE NE RENDEVA CONTO, ERANO REGOLE BARBARICHE INTRISE DI USANZE MEDIEVALI, DI SOPRUSI E SPESSO DA ATTEGGIAMENTI MAFIOSI.
POI UN GIORNO ACCADDE QUELLO CHE NESSUNO SI ASPETTAVA: UNA DONNA, ANZI UNA RAGAZZA SI RIBELLÒ E  CAMBIÒ LA STORIA PER SEMPRE DIMOSTRANDO CHE LA RASSEGNAZIONE È SOLO UNO STATO D’ANIMO DI CHI NON SI DECIDE A PRENDERE IN MANO IL PROPRIO DESTINO, DA QUEL GIORNO IN QUEL PAESE E IN TUTTA L’ITALIA LE COSE CAMBIARONO.
IN UNA  INTERVISTA POI DICHIARÒ: “NON FU UN GESTO CORAGGIOSO. HO FATTO SOLO QUELLO CHE MI SENTIVO DI FARE”.
Stiamo parlando di Franca Viola, la ragazza diciassettenne di Alcamo in Sicilia che 55 anni fa, cioè il 26 dicembre del 1965, nel giorno di Santo Stefano, mentre giocava a tombola con la sua famiglia, fu rapita da un commando di 13 persone guidate da Filippo Melodia, giovane rampollo mafioso che si era invaghito della ragazza e questo gli bastava per avere il diritto di prendersela
Franca fu violentata e tenuta per otto giorni prigioniera del Melodia, all’epoca poteva essere ritenuto un “gesto d’amore” e se oggi tutta Italia non lo crede più, è solo grazie a Franca Viola.
Dopo gli otto giorni il padre di Franca viene contattato dal Melodia per la cosiddetta “paciata”, cioè l’offerta del matrimonio riparatore che anche per il codice penale, estingueva i reati di sequestro di persona e di violenza carnale. Da considerare che  il CP  di allora configurava lo stupro come un reato contro la morale e non contro la persona. Il padre di Franca finge di accettare le condizioni anche perché era in quel modo che di solito quel tipo di situazioni si risolvevano “per il bene di tutti”, in fin dei conti il marchio indelebile sarebbe rimasto sulla ragazza come donna non più illibata e non sul suo stupratore. Ma appena il Melodia informa il papà di Franca di dove andare a riprendersi la figlia, cioè a casa della sorella di lui, Bernardo Viola avvisa il maresciallo e una pattuglia dei carabinieri irrompe nell’abitazione liberando Franca.
Ora lei è libera di scegliere se sposare il suo aguzzino oppure no, Franca non ha dubbi e sceglie la strada meno ovvia e più impervia per lei e la sua famiglia: denuncia il Melodia per violenza carnale.
Quindi niente matrimonio riparatore, niente estinzione dei reati!
Nonostante la diffamante tesi portata avanti dalla difesa del Melodia, avallata da diverse compiacenti testimonianze tendesse a dimostrare che Franca fosse consenziente al rapporto avuto con il suo rapitore, il processo termina con la condanna di Filippo Melodia a 11 anni di carcere.
Questo episodio potrebbe sembrare una pagina di cronaca nera finita bene, ma cos’è che distingue un fatto di cronaca da un evento storico? Il contesto in cui si svolge!  Quei fatti sono una bolla di futuro, di speranza e di coraggio, una bolla anomala ma benigna. I Viola erano una famiglia di contadini siciliani, cioè iconicamente l’arretratezza dell’arretratezza, eppure intorno a quella ragazza non mancò mai il sostegno di chi la amava veramente ed il suo coraggio fu premiato perché a Franca pochi mesi dopo arrivò una richiesta di matrimonio per nulla scontata, tanto che la stessa ragazza tentò di distogliere dall’intento il suo amico d’infanzia da sempre innamorato di lei: Giuseppe Ruisi, non perché non ricambiasse il suo amore ma per proteggerlo da eventuali ritorsioni della famiglia Melodia, ma Giuseppe non demorse e i due convolarono in matrimonio e a conferma della rilevanza della storia, ricevettero un telegramma di felicitazioni da parte del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat ed un regalo per il viaggio di nozze da parte del Ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfaro: un biglietto ferroviario per due persone valido per tutte le tratte nazionali per un mese.  Da lì a poco Franca sarebbe stata ricevuta in udienza privata da Papa Paolo VI. L'8 marzo 2014, in occasione della festa della donna, Franca Viola è stata insignita al Quirinale dell'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Semmai ce ne fosse ancora bisogno, il coraggio e la coerenza di Franca e Giuseppe è confermata dal fatto che ancora oggi vivono nella loro Alcamo  da genitori e nonni felici.
A tutt’oggi Franca Viola è un documento vivente della storia dell’emancipazione (non solo)  femminile in Italia, colei che innescò l’impulso alle modifiche delle norme del Codice Penale con l’abrogazione prima della norma sul “Matrimonio riparatore”, poi con la modifica dello stupro non più come reato contro la morale ma contro la persona ed infine con l’abrogazione del “Delitto d’onore”, non fu una colta giurista del nord, ma una contadina siciliana. Emblema che ciascuno può fare la sua parte perché a fare la differenza non è quello che gli altri ritengono noi siamo, ma quello che ognuno decide di essere.

Gennaro GB Ricciardiello



Visualizzazioni della settimana