Hinterland giuglianese, beni archeologici da valorizzare: “Eptapoli” e “Liternum”, falliti entrambi i tentativi

4 ottobre 2008: venne inaugurata la sede di via Staffetta dell'Agenzia Liternum. Da sinistra: Lello Topo, il presidente dell'ex Provincia Dino Di Palma e il presidente di "Liternum", Enzo Napolano 



Eptapoli (1988)

Eptàpoli, è il nome che s’intendeva dare alla nuova città che avrebbe dovuto raggruppare i sette Comuni del giuglianese. L’idea fu lanciata nel 1986, ma di un Consorzio tra Marano, Giugliano, Calvizzano, Mugnano, Qualiano, Melito e Villaricca, si parlava già da qualche anno prima, grazie alla kermesse primaverile “Settegiornisette”, programma- contenitore che aveva per scenario i sette centri del Giuglianese ed era patrocinato dall’Unicef e dal Parlamento Europeo. A gettare la pietra nello stagno fu Margherita Dini Ciacci, all’epoca vice-presidente dell’Unicef, che accolse le richieste dei ragazzi delle scuole medie del comprensorio. “Sette Comuni – disse la Ciacci – che decidono di camminare e crescere insieme, ponendo mano alla bonifica edilizia, sociale e morale di un territorio a “rischio”: è un fatto sicuramente positivo, specie se a beneficiarne sono soprattutto le nuove generazioni”.
Il primo passo ufficiale di “Eptapoli” è datato 1988: i sindaci dei Comuni interessati sottoscrissero un accordo per dar vita a un’associazione intercomunale per la salvaguardia del patrimonio archeologico, culturale e ambientale. La linea guida di quel documento fu quella di garantire nuovi spazi di vivibilità a una vasta zona della periferia partenopea. In breve, l’obiettivo era quello di migliorare la qualità della vita a una popolazione residente che superava i 250.000 abitanti, in un territorio assediato da camorra, droga, violenza, emarginazione. Quel sogno chiamato “Eptapoli” fallì per l’esasperato campanilismo e perché probabilmente, gli amministratori dell’epoca avevano altri interessi a cui pensare. Invece, la coesione tra Comuni omogenei territorialmente è qualcosa di cui, in questo particolare momento, a nostro avviso, non se ne può più fare a meno.

“Liternum” (2007)

Un tesoro a cielo aperto, finalmente, qualcuno se ne accorse. Il territorio giuglianese, e Marano in particolare, è ricco di testimonianze storiche e archeologiche: su queste si sarebbero potute costruire itinerari turistici e percorsi di valorizzazione. La scommessa fu lanciata dal sindaco di Villaricca dell’epoca, Lello Topo, che nel mese di giugno 2007 creò un’agenzia di sviluppo locale chiamata “Liternum Sviluppo Napoli Nord”, partecipata al 100% dall’ex Provincia, oggi Città Metropolitana. .
Una vera e propria società – dichiarò ai media il Primo cittadino (oggi parlamentare) che andrà allargata ad altri Comuni e che dovrà utilizzare l’archeologia e la storia come strumenti di crescita del territorio”.
Nello specifico l’Agenzia avrebbe dovuto affiancare i Comuni nell’individuazione, selezione e realizzazione di progetti tesi al rilancio del territorio e facilitare gli adempimenti amministrativi e burocratici per le imprese, attraverso lo Sportello Unico per le Attività Produttive. Nel 2011, cambiò il consiglio di amministrazione e la presidenza venne affidata a Nicola Di Raffaele, politicamente vicino al presidente della Provincia dell’epoca, Luigi Cesaro. Ma come operò in quei quattro anni? Venne valorizzata la sede di via Staffetta (nei pressi di Varcaturo) e recuperata l’area di proprietà della Provincia in cui è ubicato un parco naturale. Venne prodotta un’ampia ricerca di mercato sulle aziende dell’hinterland giuglianese e sulle potenzialità di sviluppo dell’area; furono pubblicate due guide (Nordinapoli Pass e Saperi, Sapori e Territorio). Meno brillanti furono i risultati sui sette Punti impresa, aperti nei Comuni del comprensorio. Dovevano essere un punto di riferimento delle imprese del territorio per guidarle e supportarle nel loro sviluppo, ma si rivelarono un autentico flop. Stessa delusione sul fronte dell’uso dell’archeologia e della storia come strumenti di crescita economica del territorio, idea che non ebbe mai una realizzazione pratica. Nel 2014, l’Agenzia di Sviluppo prese il nome di Armena e si allargò a tutti i Comuni dell’area Metropolitana.     

   




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